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Alfabeti

14/06/2014 Rimini - Biblioteca Civica Gambalunga

ALFABETI. DI/SEGNI IN SEGNI

Dall'8 maggio al 14 giugno torna in Gambalunga la rassegna di incontri con gli autori invitati dai Gruppi di lettura e coniuga il Maggio dei libri alla Biennale del Disegno con il M° Luigi Livi, Maciej Bielawski, Gabriella Guermandi, Eugenio Baroncelli, Silvano Zucal Biblioteca Gambalunga, Sala del Settecento, ore 17.30

La Biblioteca Gambalunga anche quest'anno per il Maggio dei libri ha affidato ai suoi quattro Gruppi di Lettura la possibilità di invitare alcuni autori, nello spirito della campagna promossa dal Centro per il Libro e la Lettura del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
Muovendo dalla focalizzazione di quel misterioso e sovversivo momento che è la gestazione del pensiero e dal suo prendere forma nel segno, di cui le lingue e le scritture sono la forma più raffinata e potente, secondo le suggestioni offerte dalla Biennale Disegno ora in atto.

"Alfabeti. Di/segni in segni" è il titolo della rassegna che ne è scaturita, cinque incontri uniti dal filo rosso del farsi dei segni in parole, alfabeti, scritture, musica, ma anche del loro celarsi per lasciare pagine bianche e silenziose.

A chiudere, il 14 giugno, sarà il filosofo Silvano Zucal, autore di "Maria Zambrano. Il dono della parola" (Bruno Mondadori, 2009), presentato da Isa Valbonesi, coordinatrice del Gruppo "Philosophe vivere, philosophe legere". Che spiega: «Silvano Zucal insegna Filosofia teoretica e Filosofia della religione presso l'Università degli Studi di Trento. E' studioso del pensiero dialogico e della parola. Il suo libro, "Maria Zambrano. Il dono della parola" è uno studio approfondito della filosofa spagnola. Zucal mette in luce diversi aspetti (segni) del suo incontro con Maria Zambrano: una modalità femminile di stare nella storia, il mettersi in ascolto, l'attenzione a decentrarsi per aprirsi all'altro, il senso del nascere come dato permanente dell'esistenza, l'impegno a disfare il proprio essere perchè nessuna vita è mai conclusa. Sicchè la vita si colloca sempre in un chiaroscuro di cui anche il pensiero deve farsi interprete.»

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