Le interviste agli scrittori

Paolo Cortesi

Titolo del libro: "Misteri e Segreti dell'Emilia Romagna"

 

Versione testuale

Il mistero, l'insolito, il trascurato, il minore... Gli aneddoti, i fatti curiosi, i fatti insoliti...

Questo libro è un viaggio nel tempo, un viaggio ideale nel tempo, forse l'unico che ci è rimasto, in realtà diverse, in realtà lontane.

(Legge un passo del libro) "La sera del 14 marzo 1731, la contessa Cornelia Zangari di Cesena si ritirò nella sua camera in compagnia di una domestica. In seguito, la cameriera diede la buonanotte alla contessa, che era già a letto, e andò a dormire. Alle undici del mattino seguente, la fantesca si stupì di non vedere ancora la padrona, così aprì la porta della camera da letto e si trovò in un buio soffocante e minaccioso".

Scrivere di misteri si può fare solo in due modi: o ti fermi al dato leggendario, e quindi racconti le favole, oppure cerchi veramente tutti i riscontri possibili. In questo caso devi raccogliere una mole di materiale enorme, per poi trovare quel po' di fondamento che esiste.

La gente, il lettore medio, anche il lettore non particolarmente agguerrito ha voglia, e si sente anche in grado, di guardare dietro l'angolo, di cercare qualcosa in più oltre la norma.

Credo che per poter lavorare in maniera molto serena su queste cose, così sfuggenti, così inafferrabili, così ambigue, come i misteri, come l'ermetismo, come l'insolito, ci vuole una distanza focale sufficiente: e questo lo garantisce soltanto una distanza nel tempo.

Ravenna è nelle profezie di Nostradamus: probabilmente per il fatto che Ravenna era un'antica capitale, quindi aveva un'importanza culturale e storica molto alta. Ed è una prova, secondo me abbastanza evidente, di come il futuro di Nostradamus sia il suo presente: non fa altro, come tutti i profeti, che proiettare nel futuro le esperienze che ha vissuto, le esperienze forti del suo tempo.

(Continua il passo del libro) "Aprì in fretta le finestre, ed allora scoprì il deplorevole spettacolo. A circa un metro e mezzo dal letto giaceva sul pavimento un cumulo informe e ributtante di cenere pastosa, e due gambe intatte dai piedi fino alle ginocchia. In mezzo alle gambe era rotolata la testa della sventurata contessa. L'unica fonte di fuoco presente nella stanza non aveva toccato il corpo dell'infelice, né aveva appiccato un incendio".