Cristina Laghi e Franco Bonucci

Cristina Laghi e Franco Bonucci

Titolo del libro: "Affetti Speciali"

 

Versione testuale

Affetti speciali

Cristina Laghi:...ti cercherei io se tu non mi cercassi più, ma non lo confesso, ti volteggio intorno per confonderti, come una gatta ritrosa, per guardarti guardarmi in quel modo e poi, far finta di niente, sorridendo a qualcun altro.

Franco Bonucci:...sono giorni che ti sto cercando ma tu tu tu tu tu non rispondi mai e allo allo allo allora sai cosa facciamo, se il telefono non suona sono io che non ti chiamo.

Che cos'è la poesia?

F.B: La poesia per me è il...

C.L: tratto d'unione?!

F.B: Si, tra la realtà e la follia.

C.L: E' un modo di percepire la realtà, è un modo di vedere le cose, è un paio di occhiali che mi metto e guardo quello che mi circonda e col filtro della poesia ha un altro valore. Secondo me è insita all'interno delle persone che decidono di fare poesia, la poesia...perché non è che si fa poesia perché si scrive...si sente, la poesia.

F.B: Ti deve riempire...anche facendo una semplice passeggiata si può fare poesia.

Perché si scrive una poesia?

C.L: Perché si sente la necessità di incanalare quello che si prova, nel mio caso ho bisogno di farlo, ho bisogno di tirare fuori le mie emozioni altrimenti mi schiacciano.

Perché "Affetti Speciali"?

C.L: Perché sono affetti speciali e non potevamo chiamarlo diversamente insomma.

L'attitudine poetica riguarda tutti o solo pochi eletti?

F.B: Per fortuna tutti, penso ci sia più possibilità di scambio.

C.L: Io invece penso che la poesia possa riguardare tutti dal momento che va a toccare cose che appartengono a tutti come l'anima, le emozioni, i sentimenti...nessuno non ne prova insomma. All'interno di ognuno di noi ci sono paesaggi interiori, questi paesaggi sono paesaggi di sole, di ombra, di pioggia, di tempesta, di spazi aperti e a volte questi spazi sono troppo grandi e la poesia può riuscire a tenere collegato il mondo esterno e quello interno come un ponte perché abbiamo questo aggancio che unisce le due dimensioni.

C.L: ...sai che ci sarà un addio, un giorno, magari di marzo, quando i maglioni di lana ancora ci avvolgono e la pioggia è fredda, come uno schiaffo inaspettato...gli occhi della gente, te lo devo dire mi fan paura perché guardano guardano, come se non fossi capace di guardarmi da sola, tu che pensi?

F.B: ...non so proprio cosa fare per poterti accontentare, se son micio mi vuoi macho, se son macho mi vuoi micio, non mi credi?è un sacrificio.

C.L: Ah, sorridi ancora, leggero come il fumo della tua sigaretta, giocando con l'oliva sull'orlo del bicchiere del tuo cicchetto di metà pomeriggio.

F.B: Per poterti star vicino e per non diventare matto, son disposto, me tapino, anche ad imitare il gatto.